Sin dall’inizio dell’età moderna (primi XVI sec.), nel Mezzogiorno, dove più e dove meno operavano istituzioni di natura laica o religiosa con caratteri e fini caritativi per offrire aiuto materiale e spirituale ai poveri, secondo il principio dell’”assistenza selettiva”.
Questa azione caritatevole, fondata sul precetto evangelico del quod superest date pauperibus, fu tuttavia in prevalenza laica ed ogni benefattore stabiliva propri criteri per l’assistenza con un modello paternalistico.
Tale contesto divenne, dunque, ben presto un terreno di scontro tra autorità religiose e poteri laici, soprattutto perché scarsa, se non quasi del tutto assente, era l’attenzione dello Stato per le tematiche assistenziali.
Le istituzioni di assistenza di origine privata nell’Italia meridionale venivano chiamate “Opere Pie”. Con l’Unità d’Italia, lo Stato iniziò a disciplinare in maniera più coerente la situazione assistenziale del Regno, delegando ai Comuni e ai Prefetti il controllo e la vigilanza sulle attività benefiche di queste benemerite istituzioni che divennero numerosissime.
Quelle di natura religiosa furono soppresse per effetto dell’applicazione delle leggi “eversive” e persero i loro patrimoni che furono incamerati dal Demanio e successivamente, attribuiti ad Enti Morali.
Quelle di natura laicale e con fini educativi, non furono soggette a soppressione e conservarono i loro patrimoni con una gestione autonoma, fondata su Statuti approvati per Decreto Reale.
Con la “legge Crispi” del 1890 (R.D. n. 6972 del 17 Luglio 1890), fu attuato un primo riordino delle ex “Opere Pie”, sancendo il diritto ad una moderna “assistenza sociale e materiale” del cittadino.
In seguito, nel corso del ventennio fascista, con il R.D. 2841 del 30 Dic. 1923, sorsero gli II.PP.AA.BB (Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficenza), i quali operavano sotto lo stretto controllo degli Enti Comunali di Assistenza (ECA) e avevano lo statuto di enti di diritto pubblico vigilati dalle Prefetture.
Con la Repubblica il quadro normativo delle istituzioni assistenziali è stato nuovamente sconvolto. La creazione dell’Istituto Regionale, ha fatto si che lo Stato delegasse alle Regioni i compiti di assistenza medica, sociale e materiale ai cittadini (Depubblicizzazione). In questo modo, sulla base della L. n. 328 del 8 Nov. 2000 e D. lgs. N. 207 del 4 Mag. 2001, le II.PP.AA.BB sono diventate ASP (Aziende Pubbliche di Servizio alla Persona), a controllo Regionale.
Per quanto riguarda Massa Lubrense particolarmente significativa appare la storia e l’azione assistenziale dei tre Conservatori: SS. Rosario (Monticchio), Ave Gratia Plena (Annunziata) e Santa Teresa (Massa Centro). Fusi nel 1974 in un unico ente per meglio operare nelle concrete esigenze assistenziali, erano nati su impulso di generosi cittadini, che avevano fortemente a cuore il problema della mendicità nel territorio massese.
– Il conservatorio SS. Rosario fu fondato dalla nobildonna Maria Cristina Olivieri intorno al 1730.: Grazie ai beni e i capitali della fondatrice, il Conservatorio destinava tutti i suoi proventi ad opere di assistenza e beneficenza nei confronti delle donne povere di Massa Lubrense, affidando il relativo servizio a congregazioni religiose (Statuto Organico approvato con Regio Decreto 22 Dic. 1875).
– Il Conservatorio Ave Gratia Plena fu fondato dal medico massese Marco Cangiano nel 1589 e aveva come scopo di accogliere fanciulle povere, preferibilmente orfane, per insegnar loro un lavoro e sottrarle ad una vita di stenti e miseria. Nonostante numerosissime liti, sorte tra i vescovi di Massa e le autorità cittadine nel corso del’700 per la gestione del conservatorio, diverse suore, fino al principio del XX sec., perseguivano con zelo le disposizioni assistenziali dell’illustre e generoso fondatore nel vasto complesso dell’Annunziata, sulla scorta anche dello Statuto approvato con Regio Decreto del 25 Nov. 1871.
– Il Conservatorio Santa Teresa fu fondato nel 1681 su impulso del Parlamento cittadino di Massa Lubrense per accogliere ed educare fanciulle orfane. Il conservatorio condivideva i suoi spazi con il convento di Santa Teresa, fondato nel 1673 dalla Ven. Serafina di Dio, e affidato alle cure delle monache carmelitane, che ben presto fecero propri gli scopi dell’ente laico, contribuendo con la propria fattiva opera alle finalità benefico-assistenziali così sentite dalla comunità massese, fino al loro passaggio nell’ordine carmelitano di clausura.
Nel 1974 i tre Conservatori decisero di fondersi in un unico ente con la delibera n. 11 del 12 Nov., resa esecutiva dalla prefettura di Napoli, e veniva approvato il nuovo statuto organico che, con i dovuti adeguamenti, rispecchiava scopi e finalità di quelli più antichi.
Con la fusione, i tre enti prendevano il nome di “Conservatori Laicali Riuniti S. Teresa, SS. Rosario, Ave Gratia Piena” con lo scopo di accogliere fanciulle e fanciulli poveri del Comune di Massa Lubrense per educarli e sottrarli ad una realtà di miseria.
Nel 1999 La Giunta Regionale della Campania approvò un nuovo statuto dell’ente (decreto reg. 12272 del 21 Luglio 1999), ma, infine, col decreto dirigenziale n. 671 del 7 ottobre 2013 della Regione Campania, per ottemperare alla “depubblicizzazione” delle ex IPAB, veniva approvato il definitivo Statuto dell’ASP “Istituti Riuniti di Assistenza all’Infanzia di Massa Lubrense”, che garantisce tuttora la continuità degli scopi benefico-assistenziali dell’ente, ribaditi innumerevoli volte sin dalla fine dell’800.